Fano Jazz Festival – emozioni con incognita meteo

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Dopo la tardoromantica prefazione a Vallugola, lunedì 25 è partito il Fano Jazz Festival nel suo cartellone più caldo (si fa per dire viste le temperature), il tempo incerto costringe MacLaughlin a esibirsi nella storica cornice del Teatro della Fortuna, magari oggi adatto alla sua età, ma certo spazi stretti per la sua chitarra, suoni che avrebbero bisogno di un cielo aperto. Sonorità mordenti riportano indietro nel tempo ma John è attuale come sempre, riesce a costruire fraseggi che si rincorrono per 50-60 anni di musica senza sosta. La chitarra per lui è più che uno strumento, un’appendice di sé, un prolungamento del suo corpo. Come dimenticare le forti performance con Santana nella bianca e lucente Mahavishnu Orchesta.

Nel Concerto di mezzanotte, Walter Beltrami Quartet in “Paroxysmal Postural Vertigo”,  un gruppo incredibile scalda la fredda serata con note prima violente poi romantiche, poi ancora violente e ancora dolcemente cullanti. Sembra quasi impossibile che la stessa band suoni brani coinvolgenti intensi ritmici alternati a passaggi duri ostili caustici quasi che il nostro timpano le rigetti Potenza della Dea Musica che con sole 7 note sa creare cose così incredibili e diverse tra loro Il parterre è parzialmente sconvolto per questi diversismi ma alla fine possiamo solo dire grazie per averci regalato ancora una volta una serata di cultura musicale, si perché la musica è ormai così abusata e maltrattata da far da sottofondo a qualunque cosa. non puoi percorrere una strada, un aeroporto, un negozio, anche in spiaggia, tutti ti sparano delle note spesso orribili. Per noi non è così!!! Quanto è bello ascoltare il silenzio, dopo un bel concerto, sei così sazio e appagato che apprezzi il silenzio… prima del concerto, idem, la musica è cosa seria, non contorno di qualcosa. Meglio i tempi in cui per ascoltare musica bisognava riunirsi nei salotti dove qualcuno suonava uno strumento (ed era musica per pochi) oppure mettere su un vinile sul giradischi sedersi-ascoltare-alzarsi per girarlo sul lato b e sedersi-ascoltare ancora (musica per tutti). Meglio molto meglio……

Martedì 26, Palco sull’acqua, meraviglioso, le luci dietro del porto, del lido a far da corona, mentre il vento ti accarezza la pelle e scompiglia i capelli, così dolce, così selvaggio.

La meteorologia non aiuta il festival ma contribuisce a creare il clima ideale dell’attesa. L’ambiente elettrico di certi squarci di cielo si sposano con le melodie di una tromba intimista, quella di Tom Harrell Quintet. Gabbiani avvisano del fortunale che sta per arrivare, l’aria fresca riscaldata dalle note suadenti di Tom mentre il solito vicino di tavolo (e come potrebbe non essere) mi aiuta nell’espiazione del mio passato remoto a sopportare effluvi fumosi di foglie aromatizzate.

Gli hotel di Fano come anche gli agriturismo delle Marche sono deserti perchè il richiamo del Fano Jazz Festival è forte. Lo swing spinge sul pedale ad una platea carica, pronta ad applaudire: siamo di fronte a livelli massimi di espressione musicale.
Non è solo jazz, ma espressione musicale che raccoglie tutto il calore e il colore della terra per lanciarlo in cielo ad abbracciare le nere nuvole che stanno minacciando dall’alto la nostra tranquillità, ma perché lamentarsi.

Le note scorrono fluide gigioneggiano e frizzano nell’aria tanto da rendere la precaria situazione un piacevole momento di attesa, in attesa di cosa? Di quel che accadrà inevitabile ….entro domattina…un temporale, intanto tutt’attorno si scatenano i lampi, a SanMarino e Rimini, diluvia, più tardi a Pesaro, sulla Vallata del Metauro GiovePluvio rovescia fiumi in piena, un pò più a sud arriverà, ma stasera siamo graziati. Nel mentre Tom prosegue imperterrito, le nuvole avanzano, il vento sferza l’aria, le acque del porto s’increspano ma il ritmo della batteria è più forte del temporale e il concerto continua.

Sarà l’attacco di melodiose note dal pianoforte di Danny Grissette accompagnate dalla tromba schizzoide di Tom, che ci regala brividi lungo la schiena e le nuvole si spostano, ci rispettano, per stasera.

Noi approfittiamo, in questo cielo dipinto di Turner, per goderci dalla splendida terrazza del JLounge la musica di Tom Harrell e il suo Quintet in compagnia di un Colli Pesaresi Roncaglia Doc 2010, fresco, profumato di fiori dolci e frutta croccante, sapido quanto basta per saziare il palato e via al prossimo sorso, perché di Roncaglia non ci si stanca mai, un vino così poliedrico che si presta ad ogni ora, grazie Luigi per continuare a donarci ogni anno questa bellezza da uve albanella.
La vista dalla terrazza del J è ampia e serena.
Nella calma assoluta si immagina di osservare il brulicare del lido coi millepiedi che calpestano il viale alla ricerca di un incontro nella multiforme colorata folla tra locali che sparano musica inutile a enne decibel mentre cerchi di parlare con qualcuno

Noi qui la musica la trattiamo bene, la ascoltiamo, cerchiamo di capirla pensiamo che le 7 note siano un dono del cielo, da rispettare e ammirare, usare ma mai a sproposito.

Mercoledì 27, una mattinata di bel sole per apprezzare un pò di spiaggia, che, meraviglia! sembra il bagnino abbia letto ciò che iersera ho lasciato sull’Ipad…oggi in spiaggia non c’è musica, o meglio non c’è quella inutile, ma c’è la musica che serve, quella delle piccole onde sulla sabbia, di qualche bambino mattiniero, di qualche gabbiano in cerca di un boccone.
Ma poi il cielo si rovescia, si squarcia e non c’è verso, piove, piove, piove….
La star della serata Enrico Rava con contorno di Gianluca Petrella, Giovanni Guidi  Gabriele Evangelista Fabrizio Sferra (che contorni!!!) mettono su un quintetto di primordine, ma certo nello stretto Teatro le loro note sbattono sui palchetti, necessitano di spazio libero.

Incessante l’acqua continua a invadere le nostre menti mentre prima di mezzanotte nella bella cornice del PalaJ si stanno preparando i Portico Quartet
Da ore non ha mai smesso di piovere e forse è questa atmosfera che pervade i suoni dei ragazzi londinesi in un turbinio di incroci sonori
I Portico Quartet arrivano da Londra ma si affermano in Italia, nei Portici di Bologna, da qui il loro nome, sono Jack Wyllie (sax tenore/soprano) Nick Mulvey (hang, percussioni) Milo Fitzpatrick (contrabbasso) Dunkan Bellamy (batteria), vanno citati uno per uno, tanta la loro bravura, vera novità fino ad oggi di questo Festival, ci hanno regalato emozioni allo stato puro.
La melodia tessuta dai sax a cui si alterna il leader percorre strade inconsuete ma intime e coinvolgenti
Le basi ritmiche del contrabbassista, del batterista e del percussionista creano un tappeto continuo in armonia con il cadere dei fluidi liquidi dal cielo.

Pubblico multiforme proveniente da varie direzioni per ascoltare proprio loro i Portico Quartet
Contrappunti ritmici, frenetici e pulsanti, come sangue che scorre senza sosta, i pezzi si susseguono scaldando l’umida e piovosa serata estiva
Il gruppo ha un cuore forte, il centro musicale del batterista che a ritmo circolare incrocia lungo il percorso l’incedere del contrabbasso e i flussi sonori celesti dei vari oggetti a percussione, in questa sfera sonora continua s’insinua il sax, morbido e suadente, disegnando iperboli e sinusoidi musicali.

Un concerto meraviglioso, che ci ripaga del meteo che non ci assiste ma i due CD prodotti dai Portico ci permettono di gustarli ancora, e poi ancora, e poi ancora.

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