Archivi categoria: Città

Hai visto che mare che c’è a Fano?

Standard

Passeggiando sul bagnasciuga della spiaggia lido 1 di Fano la scorsa settimana incontro un amico che mi ferma e dice “hai visto che mare che c’è a Fano?” orgoglioso di quel giorno fortunato in cui l’acqua sembrava regalare qualche centimetro di trasparenza. Lo so che qui a Fano il paragone non lo si fa con le spiagge della Sardegna o della Puglia ma piuttosto con il mare della Riviera (il mare di Rimini in confronto effettivamente è catrame). A quel mio amico incontrato per caso mi è bastato mostrare le fotografie che avevo memorizzato sullo smartphone per fargli rientrare il petto nella posizione più giusta.

Io amo Fano: qui si mangia bene, si vive bene… i ristoranti di Fano propongono una cucina vastissima che abbraccia il mare e le colline. In questa provincia è nato Rossini, gran Gourmand oltre che geniale musicista, qui sono nati artisti che hanno reso celebre questa regione. C’è tanto di cui vantarsi… perché scegliere di farlo con il mare?

Babbo Natale o San Nicola di Bari? Befana o madre natura?

Standard

storia-di-babbo-natale-e-befanaC’è un qualcosa di meraviglioso che fa compagnia a tutta l’umanità in questo periodo dell’anno: Le feste Pagane e le feste Cristiane. Gesù bambino, i Re Magi, Babbo Natale e la Befana, un qualcosa di meraviglioso che ci accompagna per tutta la vita, nell’altalenante ciclo vitale che ci fa sognare quando siamo bambini, ci delude quando scopriamo la verità e ci ritorna meraviglioso quando scopriamo la storia. Nell’era della multimedialità, delle grandi tecnologie, del web e del sapere, troviamo ancor oggi quella magia che probabilmente non si perderà mai, la magia delle tradizioni più forte di qualsiasi nuovo costume.

Così succede che alla mia età tutte le versioni del Babbo Natale e della Befana hanno un nonsochè di meraviglioso. Tutte le versioni del Babbo Natale moderno, ad esempio,  derivano dallo stesso personaggio storico, il vescovo (poi divenuto santo) San Nicola di Bari, o semplicemente Nicola della città di Myra (antica città dell’odierna Turchia), di cui si racconta che ritrovò e riportò in vita cinque fanciulli che erano stati rapiti e uccisi da un oste e che per questo era considerato il protettore dei bimbi ma anche il patrono dei marinai, mercanti, arcieri, bambini, prostitute, farmacisti, avvocati, prestatori di pegno, detenuti.. Un vescovo  che viene ancora oggi rappresentato con abiti vescovili e con la barba lunga e bianca… vescovo le cui reliquie si trovano ancor oggi a  Bari. E’ proprio la Basilica di San Nicola, costruita nel 1087, il luogo che è ancora meta di pellegrinaggi da parte dei fedeli che ogni anno giungono nella città del Sol Levante riempiendo ristoranti (tra i ristoranti a Bari ce ne sono alcuni meta di turisti proprio nella Bari Vecchia, vicino la Basilica), alberghi, b&b o semplicemente pensioni per ammirare la bellissima Basilica.

Ma la leggenda di San Nicola è alla base della grande festa olandese di Sinterklaas (il compleanno del Santo) che, a sua volta, ha dato origine al mito ed al nome di Santa Claus nelle sue diverse varianti, come è anche il santo patrono della città di Amsterdam e della Russia; In Grecia san Nicola viene talvolta sostituito da san Basilio Magno (Vasilis), un altro vescovo del IV secolo originario di Cesarea. Nei Paesi Bassi, in Belgio e in Lussemburgo, Sinterklaas (Kleeschen in lussemburghese) viene festeggiato due settimane prima del 5 dicembre, data in cui distribuisce i doni (il suo compleanno risulta essere il 6 dicembre). L’equivalente di Babbo Natale in questi paesi è Kerstman (letteralmente “uomo di Natale”). In alcuni villaggi delle Fiandre, in Belgio, si celebra la figura, pressoché identica, di san Martino di Tours (Sint-Maarten). In molte tradizioni della

Chiesa ortodossa, san Basilio porta i doni ai bambini a Capodanno, giorno in cui si celebra la sua festa. La rappresentazione popolare di Babbo Natale che cavalca una capra, forse derivata dal Tomte svedese. In tempi più recenti, sia in Svezia che in Norvegia il portatore di doni viene identificato con Tomte o tomtenisse, un’altra creatura del folklore locale. In Finlandia, la capretta di Yule viene chiamata joulupukki.

Secondo alcuni il vestito rosso di Babbo Natale sarebbe opera della Coca-Cola, originariamente infatti il vestito di Babbo Natale era verde. Questa teoria non è però da ritenersi corretta siccome storicamente la Coca-Cola non fu la prima ad usare la figura moderna di Babbo Natale nelle sue pubblicità, ma venne preceduta in questo dalla White Rock Beverages per la vendita di acqua minerale nel 1915 e per la vendita di ginger ale nel 1923. Ancor prima di queste pubblicità, la figura di Babbo Natale apparve vestita di rosso e bianco in alcune copertine della rivista Puck nei primi anni del ventesimo secolo.

E la befana?
Il termine “befana” inteso come “fantoccio esposto la notte dell’epifania” fu usato da Francesco Berni nel 1535, e ancor poco dopo da Agnolo Firenzuola 1541 anche se si sono trovati testi anche di secoli addietro.

L’origine della Befana va probabilmente connessa a tradizioni agrarie pagane relative all’anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo. Difatti rappresenta la conclusione delle festività natalizie come interregno tra la fine dell’anno solare (solstizio invernale, Sol Invictus) e l’inizio dell’anno lunare. La rinascita di Madre Natura, in quanto anticamente la dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. I Romani credevano che in queste dodici notti, figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. A guidarle secondo alcuni era Diana, dea lunare legata alla vegetazione, secondo altri una divinità minore chiamata Satia (sazietà) o Abundia (abbondanza). La Chiesa condannò con estremo rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche. Queste sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni che sfociarono nel Medioevo nella nostra Befana, il cui aspetto, benché benevolo, è chiaramente imparentato con la personificazione della strega.

L’aspetto da vecchia sarebbe dunque una raffigurazione dell’anno vecchio: una volta davvero concluso, lo si può bruciare così come accadeva in molti paesi europei, dove esisteva la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all’inizio dell’anno, anche in questo caso atto dalla forte caratterizzazione simbolica dal valore propiziatorio per l’anno nuovo.

Ma avete letto? non è meraviglioso? Le tradizioni attraversano i secoli, e non importa se si è bambini o adulti, l’importante è non dimenticarli mai.

La ristorazione di terra ad Ancona – l’altra faccia della cucina marchigiana

Standard
antipasto ristorante il cardeto Ancona

antipasto ristorante il cardeto Ancona

L’Autostrada A14 nei pressi di Ancona inizia stranamente ad allontanarsi dalla città: è una necessità dovuta alla morfologia del territorio – prima – e alla presenza dell’aeroporto – poi – che obbliga tutti coloro che vogliano fermarsi nel capoluogo di regione ad un più lungo percorso prima di arrivare nel cuore della città; la verità è che la parabola compiuta dall’autostrada sembra quasi voler mostrare a tutti quanto di bello possa offrire la regione Marche: non solo mare, spiagge e bandiere blu, ma anche sinuose colline e prodotti dell’entroterra che non fanno altro che magnificare ancor più la percezione di buono e bello che tutti i turisti hanno da questo territorio. E proprio perché qui non si vive di solo pesce, ho deciso di provare uno dei ristoranti più blasonati della città di Ancona: il ristorante Il Cardeto. Mi hanno parlato di un ristorante particolare, gestito da giovani promesse fissati per gli straordinari prodotti legati a questa terra straordinaria: tartufo, ovoli, funghi porcini, pasta tirata al matterello e vini importanti. Dopo qualche giro nei pressi delle vie adiacenti il tribunale di Ancona (il ristorante si trova in via Del Cardeto 8) trovo finalmente posto e apro la porta del locale rivestita di adesivi di guide prestigiose come il gambero rosso, oraviaggiando, bibenda e slowfood, ecc. Ad accogliermi il giovanissimo patron davide Appolloni, sorridente e professionale (molto professionale) titolare e responsabile di sala che – insieme alla moglie – conduce la brigata composta da Lorenzo Montesi Cristian d’Elia ed altri aiutanti di cui non ricordo il nome. Mi siedo e mi vedo arrivare un aperitivo accompagnato dalla crescia di formaggio, una sorta di panettone salato con tanto formaggio a pezzettoni che emana un profumo invitante di pane appena sfornato e di pepe (qui le spezie se le fanno arrivare da tutto il mondo…che profumi!).

Antipasto: culatello ,Ciauscolo, Lardellato Lonzino ,Crostino con Lardo, Melanzane ripiene di stracchino con crema di pomodoro e guanciale. passatelli con tartufi nero pregiato e quaglia arrotolata con bacon Passamonti e carciofi.

Come è andata? divinamente bene: chiaramente David & company non hanno bisogno di raccomandazioni, ma se posso permettermi di dire con tutta sincerità che vale una deviazione non penso di fare un torto a nessuno.

Molo 71, il ristorante come l’ho sempre sognato

Standard

ristorante Molo 71 AnconaChe fai stasera? boh, non lo so… forse prenotiamo sempre allo stesso posto, mangiando sempre le stesse cose… solita grigliata di carne con patatine e verdure di campo… tu? Beh, io ho scoperto un ristorantino ad Ancona che mi piace molto. Come si chiama? Si chiama Molo 71 ed è un posto meraviglioso perchè sembra di essere su una nave. Centro direzionale Marina Dorica, primo piano con affaccio sul mare. Si vedono le luci della città che terminano sull’acqua. Belli i riflessi delle luci sull’acqua. Sai, non si mangia affatto male al Molo 71: c’è che puoi mangiare pesce o pizza. Puoi stare seduto sul divanetto adiacente al bar e gustarti con calma un digestivo. Che volete fare, venite? Certo ho capito, siete in tanti e non riuscite a convincere gli estremisti della ciccia. Si, si, eppoi fare qualche chilometro in più con l’auto… non sia mai! Va bene, dai… io stasera mi defilo. Vado al Molo 71 di Ancona. Per il pesce? no, no… per stare bene.

Milano per i milanesi

Standard

Assaggi gustosi nei brunch domenicali, un mix fra breakfast e lunch, il brunch è ormai tradizione a Milano, per chi si sveglia tardi e non avesse voglia di cucinare, per chi si volesse regalare sfiziosità salate e dolci, “respirando” perchè no anche un’atmosfera americana senza dover sorvolare l’oceano; ecco a voi un percorso per tutti i gusti: il brunch domenicale all’Emporio Armani caffè è rigorosamente à la carte. Tra i ristoranti a Milano e caffè  di prestigio, Armani vanta la possibilità di una colazione “rinforzata”, optando per croissant, plum cake, spremute e centrifughe di frutta fresca, si può ordinare il cestino, prezioso di marmellate, brioches e pani tostati, servito à la table; oppure scegliere una serie di pietanze american style come bacon e salsa olandese, omelette, fino a preferire piatti made in Italy come spaghetti artigianali con pomodorini e basilico, paccheri alla Norma con provola affumicata, selezione di formaggi con miele di castagno. Al Sheraton diana majestic il weekend si fa sempre goloso, grazie a un buffet ricco e variegato, suddiviso in oasi saporite dedicate al breakfast: uova strapazzate con bacon croccante, plum cake, crossaint, per poi passare al salato che cambia ogni settimana, omaggiando mediterraneità e milanesità. Qualche assaggio? Zuppa di zucca, risotto spinaci e salmone, tortini di carote, fino ad approdare ai dolci con mousse al pistacchio e crème caramel, ravioli dolci (farciti con ricotta e cioccolato). Il brunch va in scena anche il sabato, con pietanze mediterranee dolci e salate proposte in una mise en place che valorizza ogni portata. Al Sanvittore, ogni domenica è un tuffo nel benessere di una natura amica, salutare più che mai. È stato pensato per le giovani famiglie con pargoletti al seguito: tavoli apparecchiati con fogli di carta bianchi corredati da pastelli (per poter scarabocchiare in libertà), un’animatrice per far giocare i piccoli e poi sorprese, maghi e burattini. Novità della stagione: ogni 3 settimane l’animazione è prevista anche in lingua inglese. Perchè i bambini apprendono molto in fretta e la clientela è sempre più international.
Per chi volesse una location più “ricercata” Item, è un locale dal cuore internazionale.Un’oasi di tranquillità, dove gustare un breakfast-lunch, proposto il sabato e la domenica, in tutta calma, scegliendo da una carta gustosa. Il menù comprende sia piatti dolci che salati, per esaudire l’appetito di ciascun ospite. Il bello del locale è che si può stare nel dehors, fra ombrelloni e tavolini; sopra, nel luminoso soppalco con vista sul verde; oppure giù, fra arredi vintage e atmosfere newyorkesi.
Infine al Noy il risveglio domenicale è pacato e gustoso. Un grande loft, con i suoi colori tenui e tessuti morbidi che ti fanno sentire a casa. I piatti variano ogni domenica, dai ravioli al nero di seppia con ripieno di branzino, baccalà e polenta, all’area ricca di salumi e verdure, fino ai dolci. I più piccoli sono affidati all’animazione del mago Aron, dopo il pranzo, con grande gioia dei genitori. Mentre col passare dell’autunno le giornate diventano sempre più fredde e le domeniche spesso sono uggiose, i brunch possono regalare momenti autentici all’insegna del sapore e del relax.

Riccione

Standard

Riccione, bellissima Riccione. Da oggi anche irridente luogo dalle mille faccie tutte simpatiche. Il turismo a Riccione non è come a Rimini: da quest’anno ce ne si accorge anche dal monumento collocato appena usciti dall’autostrada di Riccione. Una sedia sdraio gigante che avvisa che in questa città tutto è fatto alla grande. Riccione da rivalutare, quindi, non solo per ciò che riguarda il divertimento ma anche per quello che riguarda tutto il contorno: si legga alla voce Ristoranti, per esempio. I Ristoranti Riccione sono tutt’altro che meri locali buttadentro in cui mangiare solo piadine, pizzette e surrogati della buona cucina. Mangiare a Riccione significa buttarsi in una cultura enogastronomica seria dove i ristoratori si fanno bandiera della tradizione locale. Un esempio di dove mangiare a Riccione? Provate per esempio a mangiare pesce al ristorante Zi Rosa di Riccione, oppure a mangiare le tagliatelle fattericcione a mano al ristorante Amarcord, o ancora provate a mangiare le crudità di pesce dal ristorante Patty (da Diego).