In futuro abiteremo tutti dentro case in legno

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La crisi economica ha fermato il mercato immobiliare italiano, le case in mattone si vendono poco a causa dei prezzi elevatissimi ed inarrivabili, considerati anche gli stipendi della media dei lavoratori del nostro paese. Eppure, il sogno di farsi casa resta e molti si organizzano per realizzare una CASA IN LEGNO. In futuro abiteremo tutti dentro case in legno? Il testo unico dell’edilizia richiede la licenza edilizia per ogni costruzione ad uso abitativo, incluse case mobili su ruote, se di residenza permanente, e perfino barche su rimorchio. Molti piani regolatori comunali, inoltre, acconsentono alla costruzione su terreni agricoli. Ad esempio, nella Tuscia romana, si possono realizzare 40 metri quadrati di casa in legno per ogni ettaro di terra, al costo medio di 15-20 mila euro. Una casa piccola, con l’altezza massima di 3 metri e 20 cm, con la possibilità di un portico esterno di 10 metri quadrati, al prezzo di 7-20 mila euro, a seconda dei materiali utilizzati. Si va al Comune di residenza, si compila il modulo per la realizzazione di un manufatto agricolo, si aspetta di ricevere l’autorizzazione, un tempo di 6 mesi per un costo di 700-1000 euro. Oppure, ci si iscrive all’Albo dei Coltivatori Diretti, su un ettaro di terra agricola si può, infatti, costruire una casa in legno più grande, sui 150-200 metri quadrati. È ovvio che i costi di una casa in legno costruita in zone di campagna o di produzione agricola sono nettamente inferiore rispetto a quelli di una casa costruita in mattone ed in città. Infatti, con un investimento di circa 60-70 mila euro si può realizzare il sogno di una casa senza dover ricorrere alla stipulazione di mutui bancari a lunga scadenza, mettendo in conto anche l’attuale difficoltà ad accedere a prestiti in caso di precariato lavorativo. In internet sono numerosissimi i siti che vendono case in legno, con la possibilità di disegnare la propria casa a seconda delle proprie esigenze, robuste e di facile installazione, le case in legno possono essere accessoriate anche con verande e vani esterni. I prezzi sono convenienti perché si acquista direttamente in fabbrica.

Itinerari culturali: dove andare a Cesenatico

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Alla domanda dove andare a Cesenatico (e non solo ristoranti a Cesenatico ma questa volta anche arte, cultura e soggiorni), vogliamo ris proporvi un itinerario dedicato agli appassionati di letteratura. Una due giorni che parte dalla visita alla cittadina di Cesenatico della Casa Museo di Marino Moretti. Potrete soggiornare in un albergo di Cesenatico e godere anche di tutte le bellezze, artistiche e naturali, che offre. La Casa Museo di Marino Moretti si trova lungo il Porto Canale di Cesenatico, progettato da Leonardo da Vinci. Marino Moretti nacque e morì a Cesenatico. Fu scrittore, romanziere, autore di opere teatrali e poeta. La sua poesia viene associata al crepuscolarismo, una corrente letteraria che prese verso in Italia all’inizio del ‘900. Questo termine veniva utilizzato per identificare tutti quei poeti che rifiutavano la poesia come impegno sociale e la scrittura come era stata intesa nella tradizione classica. Si rifugiarono nei luoghi dell’anima ed operarono anche scelte linguistiche in contrasto con la tradizione classica della metrica, imponendo il verso libero. Tipica dell’opera di Moretti, è la descrizione della vita di provincia, con i personaggi legati a quella che è la sua terra e la sua cultura. Presso la Casa Museo di Marino Moretti, è possibile ammirare gli ambienti con gli arredamenti originari e visionare le opere del poeta. Trascorsa la notte a Cesenatico, in 45 minuti di auto, vi troverete a Ravenna, città nella quale potrete visitare la tomba di Dante. Dante fu ospite, durante l’esilio, di diverse famiglie della Romagna, e proprio a Ravenna, finirono le sue peregrinazioni, presso la Corte di Guido Novello da Polenta, signore della città. A Ravenna morì, dopo aver contratto la malaria durante un viaggio nelle paludi delle Valli di Comacchio. I funerali si svolsero nella Chiesa di San Francesco a Ravenna ed un primo sarcofago contenente la salma del Sommo Poeta, fu collocato sotto un portico laterale. Il tempietto così come oggi si presenta è il risultato di successivi interventi di messa in sicurezza della tomba che si riteneva a rischio di trafugamento.

Estetica e food design: buono non basta più, deve essere anche bello

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Il Food Design è la progettazione degli atti alimentari, il processo che determina una particolare forma del cibo, progettare un piatto o un prodotto alimentare secondo la logica dei bisogni che abbiamo quando ci approcciamo al consumo. Il Food Designer coordina la progettazione delle modalità e degli ambienti dove i prodotti alimentari sono elaborati, distribuiti e consumati, progetta il cibo dal punto di vista estetico e comunicativo, attraverso forme, colori, sapori ed odori. Un esempio? Il bastoncino di pesce. Marije Vogelzang, food designer, ha affermato: “Un bastoncino di pesce è un oggetto di design complesso ed ha uguale diritto di essere esposto in un museo del design, come una sedia”. Ma voi ce lo vedete Stendhal di fronte alla bellezza dell’arte del bastoncino di pesce, farsi prendere dalla sindrome del capitano Findus?

La gastronomia come arte che non consiste esclusivamente nella preparazione del cibo, si forma a partire dal Rinascimento, ma è nel ‘600 che s’impongono nuove regole del gusto, si comincia a privilegiare la qualità alla quantità, le preparazioni si fanno ricercate e più leggere. Un processo perfettamente testimoniato dalla cucina francese che si è vocata al gusto sensoriale ed estetico. Proprio durante la Rivoluzione Francese, furono fondati i primi ristoranti pubblici che potevano essere frequentati da tutti quelli che disponevano dei mezzi per farlo, l’arte della cucina smise di essere esclusiva dell’aristocrazia e del gusto dell’aristocrazia, ed i cuochi si trasformarono in professionisti della ristorazione desiderosi di essere riconosciuti come veri e propri artisti. Cibo ed arte, una questione più viva che mai, tanto si parla a proposito della gastronomia e della cucina della capacità creativa dei cuochi, ad esempio, oppure della possibilità di riconoscere al cibo un’arte naturale, per non parlare dell’intreccio tra estetica ed etica nell’esperienza gastronomica, o delle relazioni che intercorrono tra immagine e gusto. Siccome la relazione tra cibo ed arte è materia sulla quale la filosofia si è interrogata fin dai tempi di Platone ed io con Platone e tutti gli altri non ho intenzione di litigare, non mi prenderò l’arduo compito di tirare le fila di quel dibattito piuttosto mi soffermerò sulle relazioni che intercorrono tra immagine e gusto anche se alla concezione estetica occidentale che accosta il piacere estetico all’esperienza artistica esclusivamente legata alla vista e all’udito toccherà il rimprovero di una certa ristrettezza. E’ capitato a me e solo a me di vivere, attraverso il cibo, stadi di piacere che nulla avevano da invidiare a quello che Stendhal provò uscendo da Santa Croce a Firenze? Ma soffermiamoci sulle percezioni che si vivono quando mangiamo qualcosa alla cui presentazione è stata data molta importanza. Innanzitutto, studi recenti hanno dimostrato che un fattore decisivo è il colore dei piatti. Alimenti identici serviti in piatti di diverso colore sono percepiti in maniera diversa. Un piatto nero amplifica il sapore del cioccolato e del caffè, a sottolineare come la concordanza di colori generi un maggiore gradimento del cibo presentato. L’esperienza visiva, dunque, precede quella olfattiva, gustativa e tattile e ci predispone al cibo nel piatto. Il piatto, dunque, si trasforma in un vero e proprio spazio artistico nel quale il cibo, attraverso i colori, comunica emozioni e stimola percezioni. Non sbagliamo, quindi, quando diciamo che il cibo è un linguaggio complesso che prevede contenuto, funzione e forma, quando, cioè, gli attribuiamo un qualcosa di più di uno stato naturale. E’ in una prospettiva culturale del cibo che nasce il “Food Design”.

Storia della Festa di Halloween

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S’apre una questione, tu lo festeggi o non lo festeggi Halloween? La conosci la storia della Festa di Halloween? Quelli che non lo festeggiano, non lo festeggiano perché…Perché festeggiare una ricorrenza che non ci appartiene? Io Halloween lo voglio festeggiare, così, per il gusto di fare festa e regalare caramelle ai bambini, che io poi me ne mangi la metà di quelle che dovrei regalare è un’altra storia. Io Halloween lo voglio festeggiare, perché mi piacciono i dolciumi e perché mi piacciono i mostrini. Cercherò di dare una buona ragione ai rigorosi conservatori per celebrare questa ricorrenza senza che debbano sentirsi traditori delle nostre tradizioni.

zucca di halloween, perché si festeggia

Storia della Festa di Halloween

Innanzitutto, non è vero che questa festa di origine celtica non ci appartiene. I Celti, in Italia, ci sono passati e non si sono limitati a passare. In Italia Settentrionale, ad esempio, sono stati scoperti insediamenti celtici nella zona dei laghi prealpini. Ci sono anche iscrizioni rupestri che lo testimoniano. Insomma, i Celti sono passati , si sono costruiti le loro casette ed hanno scritto anche sui muri. Queste tribù invasero poi tutta la Pianura Padana, fino al Mare Adriatico a sud di Ancona. La loro civiltà fu assimilata nei nostri rituali funebri delle cremazioni e noi insegnammo loro un po’ di cose. Un esempio dell’una e dell’altra cosa. Alcuni resti della culinaria romana dimostrano gusti e materie prime attinte dai Celti. E fummo noi a trasmettergli un certo buon gusto nella gioielleria e negli ornamenti dell’abbigliamento. In antropologia, questa cosa del sommarsi e del mescolarsi si chiama sincretismo. Ed il sincretismo è un buon esercizio a conciliare usi e costumi che appartengono a culture diverse. Dove voglio andare a parare? perché raccontare la storia della Festa di Halloween? Festeggiamo Halloween, decoriamo la zucca, vestiamoci da zombie, attacchiamo a porte finestre adesivi di teschi e scheletri e deliziamoci de i nostri dolci tipici. Secondo le credenze popolari, le anime dei defunti tornano dall’aldilà e siccome il viaggio è lungo e faticoso è nata la consuetudine dell’offerta di cibo. Un modo furbetto e di garantito successo per assicurarsi la benevolenza dei morti e per esorcizzare la paura della morte e dell’ignoto. In Italia, per l’occasione, si preparano ottimi dolci fatti in casa. In Sicilia, si fanno i Seni della Vergine, a forma di mammelle, ripieni di zuccata al gelsomino. In Calabria si fanno le Dita di Apostolo, pasta di mandorla farcita con marmellata di cedro a forma di dita della mano. In Alto Adige, in Val Passiria, ci sono grossi pani a forma di cavallo che si chiamano, appunto, i Cavalli. In Campania, si usa preparare il “torrone dei morti”, un torrone morbido a base di cioccolato e siccome questi torroni hanno una forma che assomiglia a quella di una bara, i napoletani li chiamano anche “morticielli”. In quasi tutte le regioni si preparano dei biscotti a base di mandorle, pinoli, albumi e talvolta cioccolato, che vengono chiamati le “fave dei morti”. Le fave vengono associate ai defunti fin dai tempi antichi. In Grecia, durante le feste in onore di Dioniso e di Ermes, si aveva la consuetudine di esporre le fave sugli altari come offerta alle anime dei defunti. In Toscana, in Veneto, in Calabria, era tradizione recarsi al cimitero e mangiare fave sulle tombe dei propri cari. Nel corso dei secoli, insomma, le nostre tradizioni anche culinarie si sono sommate e mescolate con quelle di altri. I bambini di oggi che bussano alla porta chiedendo dolcetto o scherzetto non sono poi così diversi da quelli che, una volta, in tutta Italia, andavano a bussare alla porta, nella notte tra il 31 ottobre ed il 1 novembre, a fare quella che si chiamava “questua”. In Sardegna, i bambini, in strada, dicendo “Morti, morti”, ricevevano in dono dolci, frutta secca e qualche volta anche denaro. In Puglia, i ragazzi cantando una canzone dedicata all’ “aneme de muerte” (l’anima dei morti) venivano invitati ad entrare nelle case e venivano rifocillati con vino, castagne e taralli. Halloween è solo la versione anglosassone di una tradizione, il ricordo dei defunti e del loro ritorno sulla Terra, che da noi era già presente, anche nella consuetudine di intagliare le zucche. In Puglia, infatti, il 1 novembre, nella piazza principale di un piccolo paese, Orsara, si svolgeva la gara delle zucche decorate, dette “cocce priatorje”, teste del purgatorio. Nella tradizione anglosassone, la zucca rappresenta la lanterna di Jack l’Avaro che fu rifiutato dal Paradiso e dall’Inferno per la sua mancanza di umanità, costretto a vagare nel buio con il solo aiuto della sua macabra lanterna. Una gran brutta punizione, che dite, mettiamo da parte i fondamentalismi? Ecco la storia della Festa di Halloween, buon Halloween!

Gambero Rosso 2014, Uliassi declassato

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Presentata alla città del Gusto di Roma l’edizione 2014 della Guida Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso. Massimo Bottura e Gianfranco Vissani mantengono il primo posto seguiti da Heinz Beck, dalla famiglia Iaccarino del Don Alfonso e da Villa Crespi.

Si premia l’eccellenza del panorama nazionale, forchette che vengono e forchette che ahimè vanno. Farà discutere, infatti, la discesa a Due Forchette di Mauro Uliassi che perde due punti. Quando abbiamo letto dei due “bocciati” che perdono le Tre Forchette, Uliassi appunto e l’Oasis dei Fratelli Fischetti a Valle Saccarda, abbiamo pensato che evidentemente non sono bastate a Giancarlo Perrotta, il sapore troppo deciso delle triglie impanate e qualche pausa di troppo nel servizio curato da Catia Uliassi.

Guida ristoranti Gambero Rosso 2014

Nuova Guida Gambero Rosso 2014, Uliassi declassato

I magnifici cinque, invece, sono Massimo Bottura e Gianfranco Vissani, con 95/100, a seguire, Alfonso Iaccarino, Antonino Cannavacciuolo, Heinz Beck. Tra i nuovi ingressi, Roberto Petza , che con il suo ristorante S’Apposentu a Casa Puddu, punteggio 90/100, porta per la prima volta in Sardegna il riconoscimento e festeggia sulla sua pagina facebook postando orgoglioso lo stato “E funti tresi frocchettasa !” ( E sono tre forchette ! ). Poi ci sono il Devero Ristorante del Devero Hotel di Cavenago di Brianza (MB) con 91/100, l’Antica Osteria da Cera di Campagna Lupia (VE) con 90/100, il Trussardi alla Scala di Milano con 90/100. Tra le novità di questa edizione, il grande ristoratore Uliassi, del Ristorante Uliassi di Senigallia, perde la terza forchetta e torna a due. La Lombardia è la regione leader con 5 Tre Forchette, seguita dal Veneto con 3 e dall’Emilia Romagna, il Piemonte e la Toscana con 2. Fra i Tre Gamberi, per la prima volta viene premiato un locale della Basilicata, La Locandiera, di Bernalda (Matera), e Armando al Pantheon di Roma. Al Lazio spetta il primato delle Tre Bottiglie, con tre locali insigniti, i Tre Boccali vanno all’ Open Baladin di Roma in buona compagnia con il Casa Baladin di Piozzo (CN). Sempre a Roma finisce il premio speciale per lo Chef Emergente, premio nato dalla collaborazione tra Acqua Panna ed Acqua San Pellegrino, la giovane chef vincitrice si chiama Alba Estevez Ruiz, del bistrot Marzapane. Questa edizione ha premiato anche il miglior servizio in sala, vinto dal Caffè Arti e Mestieri di Reggio Emilia ed il miglior servizio in sala d’albergo, vinto dal Poggio Rosso dell’Hotel Borgo San Felice di Castelnuovo Berardenga in provincia di Siena. Un altro premio speciale, nato in collaborazione con Birra Moretti, è andato a Matteo Zappile, proprio per l’attenzione alla birra, sommelier de Il Pagliaccio di Roma. Al Cantinone di Madesimo (SO) è andato il premio Gambero Rosso Animante Barone Pizzini come ristorante che “ama il suo territorio e che con la cucina ne anima il valore”. Insieme al Pastificio dei Campi è stato valutato il ristorante con la migliore proposta di primi piatti di pasta, assegnato a Il Mosaico del Terme Manzi Hoteldi Ischia (NA), mentre con Trento Doc si è voluto dare un riconoscimento per la miglior proposta di Metodo Classico Italiano, andato a In Vernice di Livorno. I premi Qualità Prezzo sono andati a Il Papavero (Eboli – Salerno), La Torre (Spilimbergo – Pordenone), Due Spade (Cernusco sul Naviglio – Milano). Risultati positivi che confermano il favore ed il prestigio di cui gode la cucina italiana.

Articolo tratto da http://www.oraviaggiando.it/gambero-rosso-2014-ecco-i-risultati-n230.html

Chiedi Tu, i coupon sconti dove il prezzo lo decidi tu

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1 ottobre 2013 – Nel giorno in cui è stato confermato l’aumento dell’Iva, contemporaneamente – e per fortuna – nasce una nuova piattaforma che ci farà risparmiare molti soldini: Chiedi Tu, i coupon sconti dove il prezzo lo decidi tu. È attivo, infatti, proprio dal primo ottobre, il nuovo portale che rivoluziona i gruppi di acquisto online e che permette una gestione degli sconti del tutto innovativa. Con Chieditu, infatti, entra in rete un’idea mai testata prima, che offre la possibilità di “avere tutto ciò che si vuole al prezzo desiderato”. Ed in pochi click.

Collegandosi a chieditu.it, infatti, basterà compilare il form posizionato sulla sinistra dell’home page, scrivendo cosa si sta cercando ed il prezzo che si è disposti a pagare. La piattaforma rilancerà in automatico la richiesta a tutti i rivenditori della zona e l’acquirente riceverà un riscontro. La proposta potrà essere accettata subito o anche controproposta da tutti gli esercenti che ricevono la richiesta (individuati in base alla categoria e alla zona selezionata dall’utente). La campagna di comunicazione è già partita: sui social, sui blog e sui forum è iniziato il solito tam tam virale, aiutato sicuramente dall’intercessione della nota Guida ristoranti Oraviaggiando che con i suoi 35 mila iscritti e i quasi 9 mila lettori giornalieri ha deciso di supportare la neonata azienda di Parma in questa interessante avventura.

Abbiamo pensato a qualcosa di diverso rispetto agli esistenti siti di acquisto online – afferma Martina Gaglione amministratrice di Mc Marketing Srll’idea portante è il claim “il prezzo lo scegli tu”, che si posiziona con un’ottica innovativa, non dovrai più accontentarti soltanto dei pacchetti annunci già in vetrina ma puoi acquistare già subito ciò che richiedi e che stai cercando, quindi rispondiamo ad una reale esigenza del nostro utente”.

Accanto al form per scrivere la propria richiesta, il portale lascia spazio comunque alla classica sezione con offerte a prezzi promozionali, con la possibilità di acquistare i vari coupon proposti dagli esercenti aderenti al portale.

Uno staff giovane quello di Chieditu, che si propone online come una start up originale, una vera e propria sfida all’interno di un settore già affermato come quello dei gruppi di acquisto.

Le belle idee si spiegano con poche parole, ma il riscontro lo attendiamo nei fatti – continua la Gaglione – confidiamo che Chieditu piaccia alla gente e che siano gli stessi utenti che lo testano ad aiutarci con il passaparola virale, la nostra filosofia è puntare all’ottimizzazione, è una piattaforma che entra in rete in punta di piedi ma con la determinazione tipica, e naturale, delle idee forti – conclude – con l’obiettivo di essere vicini alla soddisfazione dell’esigenza dell’utente finale, quindi cresceremo insieme “alla rete” valutando anche in corso d’opera, se necessari, eventuali miglioramenti del sistema”.

Per maggiori informazioni www.chieditu.it – amminsitrazione@chieditu.it

Dove mangiare in Romagna te lo dico io!

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dove mangiare in romagna

piccola porzione di canale di cesenatico dove mangiare in romagna

Ormai mi sono fatto uno cultura su dove mangiare in Romagna: sono sempre più fuori casa e sempre più Globe Trotter, quindi o muoio di fame o mangio al ristorante. Premettendo che panini  e piadine non sono la mia passione, eccomi di rientro dopo qualche settimana in giro per la Romagna a raccontarvi dove e cosa ho mangiato.  Il primo di cui vi voglio raccontare è l’Osteria Angolo Divino di Rimini. Piatti di salumi misti fantastici, i crostini misti sono i più buoni di Rimini! Da provare assolutamente le bovare di chianina! La cuoca l’Elisa, fa assaporare delle pietanze magnifiche! Il proprietario di casa è disponibile ed esperto sui vini e – cosa da non sottovalutare – qui a pranzo di mangia VEGETARIANO!

Su Rimini non racconto altro se non una bella esperienza al ristorante Habanero e una mangiata galattica di salumi e formaggi tipici al ristorante Al Coniglio, sulla strada consolare verso San Marino.

Invece voglio parlarvi dei ristoranti di pesce di Cesenatico e delle belle sensazioni che ho avuto nel sedermi sulle sedie dei ristoranti posti come preziosi gioielli uno di fianco all’altro sulle banchine dei due versanti della città. Cesenatico è la città che maggiormente mi ha offerto le sensazioni più belle; una città magica, con il porto Leonardesco e la gente accogliente e sorridente. Ecco le vele alzate delle caravelle ferme a salutare i turisti, ed ecco i turisti divertirsi nell’andare da una sponda del canale all’altra con il mini traghetto da 40 centesimi di euro a tratta. Guarda caso anche qui a Cesenatico ho trovato un ristorante dal nome Angolo Divino. Bobo, il titolare, un gran simpaticone.

Il mio viaggio è terminato a Ravenna, dal quel mattacchione di Damiano del ristorante Il Mago del Pesce, che a breve diventerà Osteria Terrae Maris cambiando anche location. Iniziate a provare questi ristoranti che vi ho segnalato, e non vi preoccupate, dove mangiare in Romagna ve lo dico io!

Estetiste fai da te: come diventare estetista e rendere tutti più belli

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Come diventare Estetista

Come diventare Estetista

Estetiste fai da te: come diventare estetista e rendere tutti più belli? Facendo un giro sul web mi sono imbattuto in molti siti e-commerce che propongono prodotti per estetiste online che ti procurano dalla poltrona professionale ei guanti usa e getta, passando per creme, smalti, attrezzature per la depilazione e tutto ciò che occorre per la bellezza e la cura della persona. Tra i siti che mi hanno colpito di più senza dubbio c’è Estetica Wellbe; sembra che propongano prodotti professionali per centri estetici, estetiste professioniste ma, cosa interessante, lo fanno anche per privati che cercano forniture professionali per il benessere.

Ma cosa occorre per diventare estetiste? davvero possono farlo tutti partendo da zero? In realtà è necessario studiare oltre che essere appassionati e seri.

Ci sono due tipi di figure professionali in questo campo: l’estetista qualificata (che può lavorare solo come dipendente) e l’estetista specializzata (che può anche mettersi in proprio e aprire un centro estetico). L’estetista qualificata deve fare un corso di due anni riconosciuto dalla Regione di residenza (talvolta i corsi vengono organizzati dalle Regioni stesse). Al termine di questo corso biennale, chi volesse specializzarsi dovrà frequentare un altro anno di corso di specializzazione oppure, ancor meglio, lavorare un anno presso un centro estetico professionale, ma comunque poi si dovrà superare un esame teorico-pratico. L’anno di specializzazione (e l’esame) può essere assolto anche dopo qualche anno di esperienza lavorativa come dipendente, per essere più sicuri delle proprie competenze e fare un po’ di pratica.  Altra strada per diventare estetista è quella di lavorare per tre anni presso un centro estetico e, al termine di questi tre anni di “apprendistato”, superare l’esame teorico-pratico per ottenere la qualifica.

Una volta terminato il corso, allora si che si possono comprare tanti prodotti dai vari siti e-commerce!

Hai visto che mare che c’è a Fano?

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Passeggiando sul bagnasciuga della spiaggia lido 1 di Fano la scorsa settimana incontro un amico che mi ferma e dice “hai visto che mare che c’è a Fano?” orgoglioso di quel giorno fortunato in cui l’acqua sembrava regalare qualche centimetro di trasparenza. Lo so che qui a Fano il paragone non lo si fa con le spiagge della Sardegna o della Puglia ma piuttosto con il mare della Riviera (il mare di Rimini in confronto effettivamente è catrame). A quel mio amico incontrato per caso mi è bastato mostrare le fotografie che avevo memorizzato sullo smartphone per fargli rientrare il petto nella posizione più giusta.

Io amo Fano: qui si mangia bene, si vive bene… i ristoranti di Fano propongono una cucina vastissima che abbraccia il mare e le colline. In questa provincia è nato Rossini, gran Gourmand oltre che geniale musicista, qui sono nati artisti che hanno reso celebre questa regione. C’è tanto di cui vantarsi… perché scegliere di farlo con il mare?

Viaggio nella riviera marchigiana, tra mare, hotels e spiagge pulite

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vacanze nelle marche

vacanze nelle marche

Dove vai in vacanza questa estate? io? questa estate mi regalo un viaggio nella riviera marchigiana, tra mare, hotels e spiegge pulite.

Lo so, potrebbe sembrare l’inizio di uno spot pubblicitario che invita i turisti italiani a scoprire le bellezze del centro Italia senza dover per forza scappare all’estero o spingersi fino alla Sardegna solo perché va di moda. Prenotare un hotel a Fano, per esempio, forse non andrà di moda, ma è sicuramente una delle scelte che potrebbero far felici tantissime famiglie, soprattutto se si vuole trascorrere una vacanza all’insegna del buon mare, del buon cibo e del relax.

La riviera marchigiana è lunga, basti pensare che sono 180 i chilometri di costa che dalla foce del Tronto a Gabicce mare, 180 km di spiagge organizzate pieni di locali notturni, ristoranti, centri storici che richiamano alla mente la storia romana.

Il litorale marchigiano, nonostante non sia una delle prime mete turistiche d’Italia, ha poco da invidiare alle altre regioni: oltre che un litorale bellissimo, vanta anche alcune importanti città storiche, visitabili per la loro arte e la loro architettura ma anche per una cultura del cibo che vanta pochi concorrenti. Sirolo, Numana, Pesaro, Fano, Porto San Giorgio, Senigallia, Marotta, Grottammare, San Benedetto, ecc.  spiagge lunghe e sottili, fantastiche per chi desidera una vacanza all’insegna del relax e della tranquillità.

Senigallia, per esempio, conosciuta in tutto il mondo per la sua spiaggia di velluto, chiamata così perché la sabbia in questa zona è finissima e sempre calda. Da Ancona, poi, comincia la bella riviera del Conero, solitaria e intrigante, con le sue baie raggiungibili via barca e i suoi percorsi nella natura. Questa zona , dal 1987 area protetta, nasce in corrispondenza del monte Conero che s’innalza a picco sul mare: Sirolo, Numana, Marcelli, Portonovo, Loreto e Ancona sono i centri che ne fanno parte. Si tratta di un’area perfetta per gli amanti delle immersioni e per gli appassionati di natura in generale, che potranno godere i colori, le rupi scoscese e le pinete affacciate sul mare che quest’oasi di pace è in grado di offrire. Chiudono la costa marchigiana la verde riviera picena, che comprende il Porto Sant’Elpidio, il Lido di Germo, il Porto San Giorgio e Pedaso caratterizzata da sabbia fine e mare trasparente e la riviera delle Palme (che comprende Cupramarittima, Grottammare e San Benedetto del Tronto) chiamata così per le bellissime settemila palme che crescono sulla spiaggia e che conferiscono alla zona un’aria quasi californiana.