Archivio mensile:marzo 2011

Filosofia dell’edilizia a Fano

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La settimana scorsa, per motivi di lavoro, sono passato a Fano, una piccola e attraente città della Regione Marche. Passeggiando per la strada centrale, che collega il centro storico all’entroterra, ho letto un cartello pubblicitario piuttosto datato, quasi ricoperto di polvere e dimenticato da tempo: Impresa Edile Fano. Dal disuso dell’insegna deduco che anche qui, in una delle più floride città del centro Italia, il settore dell’edilizia registra una crisi. Sicuramente la mancanza di occupazione e la difficoltà delle banche a garantire prestiti deve aver ridimensionato la produttività di ogni singola impresa di costruzioni. Ma qui, a Fano, l’economia si regge anche su altro. E non di questo volevo parlare oggi. Bensì, passando a Fano in un pomeriggio di timida primavera, a metà marzo,  mi è tornato alla memoria un vecchio amico di qualche anno fa, un compagno di università che era originario niente meno che di Fano. Passando per di qua era inevitabile che mi ricordassi di lui, dei tempi delle lezioni alla Facoltà di Filosofia. Era un’anima irrequieta e con le sue stranezze sapeva sempre stupire, talvolta, bonariamente, mi faceva quasi paura. Mi ritorna in mente ora, vedendo il cartello pubblicitario dell‘impresa di costruzioni, si chiamava Giovanni, un nome ereditato da un parente pugliese, ma quello che mi fa sorridere nel ripensarlo oggi era la sua tipicità: studiavamo assieme lettere e filosofia, ma la sua passione erano i lavori di fatica ed il suo sogno prima di tutti gli altri era quello di fare il muratore. O almeno era quello che raccontava a noi compagni di studio, di questa strana idea per il suo futuro professionale: sarebbe voluto tornare nella sua città, e dopo tanti libri, romanzi e filosofia piena di giri di pensiero avrebbe intrapreso la strada del manovale facendosi assumere in un’impresa edile a Fano. Ci raccontava sempre della imprevedibile nobiltà dei mestieri senza tempo, quelli non legati alla rivoluzione industriale, nobili come l’acqua dei fiumi che scorrono dalla nascita del mondo. E sempre sottolineava, mentre noi lo guardavamo con la stessa simpatia con la quale si sorride ad un bambino buffo e tenero, che niente come i lavori di fatica avrebbe potuto riportare l’ordine nella vita degli uomini e quindi nel mondo: con molta più efficacia dei sistemi di pensiero che eravamo soliti studiare all’università, come se dietro al lavoro del muratore si celasse chissà quale occulto e luminoso sistema di pensiero spirituale. Dopo gli anni dell’università ci siamo persi di vista, come allontanati da ritmi di esistenza differenti. Io sono stato chiamato al nord, dalla vita che mi ha voluto a Milano. Lui chissà. Chissà se sarà riuscito a realizzare il suo sogno diventando un piccolo manovale di città, inseguendo chissà quale pace nascosta in una impresa di costruzioni. Allontanandomi da Fano lo rivedo, in un ricordo sbiadito come l’insegna dell’impresa di costruzioni: Impresa edile Fano.

Thai Street Food e altre cose dal mondo

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Bangkok e tutta la Tailandia sono posti da visitare se siete appassionati di cibo perché la percentuale di posti in cui si mangia veramente bene è molto più alta che in Italia. Prendendo alcune cose da mangiare lungo la strada in Italia dobbiamo stare molto attenti ed in viaggio ancora di più, ma a Bangkok tu cammini letteralmente in mezzo al cibo, infatti tutti i marciapiedi sono occupati dalle bancarelle, ma la vera propria esaltazione di cibi, odori e colori si trova a Chinatown, mentre la meta-sogno di ogni gourmet durante il sabato e la domenica è il mercato di Chatuchak che vi farà letteralmente rimanere a bocca aperta, sia che siate gourmet sia che siate foto-reporter. Tailandesi ed italiani sono quindi accomunati dalla cultura del cibo, ma loro a differenza nostra mangiano continuamente a tutte le ore  con un offerta e varietà veramente infinite. Ad esempio il dicekao klut gapi, cioè in parole più semplici il riso con pasta di gamberetti è uno dei piatti più diffusi,appetitosi e semplici come tutte quelle ricette nelle quali viene messa la pasta di gamberetti. Il condimento è fatto con coriandolo, aglio saltato nella wok (padella usata nella cucina cinese) con zucchero e aceto. Profumato, ricco e penetrante questo è il gusto finale di questo buonissimo piatto, con l’aggiunta del lime è da gustare solo dopo che si è intiepidito, lo si mangia con gamberi, maiale dolce, peperoncini, scalogno, mango verde, uova di anatra, vegetali e lemon grass. Ingrediente diffusissimo è la papaya con cui si può preparare la gustosissima green papaya salad, in thailandese la som dtam malakor. Si cucina pestando insieme nel mortaio noccioline, gamberi secchi, aglio, aggiungendo pomodorini, fagiolini, lime e peperoncini, più o meno a seconda del piacere per il piccante il piatto. Preparano al momento un altro piatto tipico e delizioso che si chiama sweet banana roti, in tailandese roti gluay, un dolce involtino di banana di cui ne esistono molteplici variazioni, con le uova, banana o crema di cocco. Il muu grop, ovvero il maiale arrosto ha il suo punto di forza nella pelle croccante, lo si trova dappertutto, lo si mangia a fettine sopra il riso con peperoncini e soya oppure nelle zuppe di noodle o con le verdure. Sono presenti molte variazioni del sea bess cioè la spigola al curry, per esempio il geng gati plaa grapong, in italiano la spigola al curry del sud, una ricetta del sud della Thailandia che adesso si fa con tutti i tipi di crostacei e pesci, ma in passato si faceva con la carne di un piccolo squalo. Il famosissimo curry si fa col peperoncino secco, fresco, valanga (che assomiglia allo zenzero ma ha un gusto completamente differente, pepato e un po’ di muffa) aglio, citronella, zenzero, curcuma e pasta di gamberetti. Un grande piatto, una fantasia di sapori che possiede alla sua base la crema di latte di cocco e il curry in cui viene fatto cuocere la spigola. Ingrediente diffusissimo è la papaya con cui si può preparare la gustosissima green papaya salad, in thailandese la som dtam malakor. Si cucina pestando insieme nel mortaio noccioline, gamberi secchi, aglio, aggiungendo pomodorini, fagiolini, lime e peperoncini, più o meno a seconda del piacere per il piccante il piatto. Al termine di ciò si aggiunge la papaya e si condisce con salsa di pesce, succo di lime zucchero e acqua di tamarindo. Ha un sapore piccante e salato, ma allo stesso tempo agrodolce, si mangia col riso, verdura fresca e il sempre presente maiale arrosto. La diffusione del cibo nelle strade ha avuto inizio agli albori degli anni Sessanta con l’abbandono delle campagne per trasferirsi in città.