Le guide on-line più lette delle guide cartacee. Ma ci si può fidare?

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Siamo in piena web-revolution, tutto il mondo sta cambiando ad una velocità tale che i mutamenti sono assolutamente visibili e percepibili a vista d’occhio. Nasce un App e all’improvviso non si pagano più gli sms, nasce un sito web e come per magia si mangia e si beve alla metà. Questa rivoluzione, comunque vada, è positiva e mette in relazione persone e idee ad una velocità strepitosa anche se ci sono alcuni settori che sembrano non gradire la grande cavalcata del web. Un esempio? La guida ai ristoranti che trovi sul web. Le guide enogastronomiche fatte di carta con le loro redazioni e i loro gastronomi sempre più stanati da guidaioli improvvisati che si auto-eleggono nuovi ambasciatori della critica gourmet. Finché gli italiani si limitavano a fare gli allenatori della nazionale d’innanzi alle partite dei mondiali, nessuno storceva il naso. Ma criticare un piatto richiede competenze molto più rare rispetto al “metti Del Pierooooooo” dei calciofili non praticanti. E’ per questo che i giornalisti gastronomici sono sul piede di guerra contro le recensioni fai da te di molti siti.

Quello che bisognerebbe prima di tutto capire è quale tipo do lettore abbiamo intenzione di approcciare. Personalmente non credo che il lettore Gambero Rosso o il lettore Michelin possa mai sostituire le rosse con – ad esempio – Tripadvisor. Il problema nasce sul lettore medio, colui che si trova a metà tra la lettura delle opinioni del web e le notizie che arrivano dalla patinata e rilegata carta. Se è vero che le guide cartacee stanno rischiando di perdere terreno (ma poi mica è vero?) è soprattutto colpa del basso spirito pioneristico dei giornalisti gourmand. Sempre i soliti nomi e molta paura di rischiare la pelle citando e apprezzando nuovi giovani emergenti. Così, nel frattempo che in cima alle classifiche si fa vedere un Heinz Beck che conquista la vetta, giornalisti ben conosciuti del calibro di Luigi Pignataro aumentano i loro proseliti per merito di un rapporto più vero con il tessuto enogastronomico.

“Noi poveri blogger di provincia non siamo mai invitati a nessuna presentazione (eccetto L’Espresso, summa cum laude a Vizzarone nostro) – scrive Pignataro – …ma cavolo, dico io, non pretendo un invito al festone della Rossa (in sede Michelin credono che i blogger siano animaletti da disinfestare) ma almeno il Gambero Rosso o Identita Golose, cribbio ! Il Gamberone è cresciuto di più grazie al web che alla carta; ah, macchettelodicoaffare, mi sovviene che spesso manco siamo invitati alle aperture di famosi ristoranti… Questo per dire che non farò sconti a nessuno!

Comunque, carta o web non importa, l’importante è che si parli della nostra strepitosa cucina italiana.

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